Gli Incontri
Intervista a Luca Carboni (16/03/2016)
L’incontro con un “mito”, con un “mostro sacro”, crea sempre un minimo di suggestione e di imbarazzo. Luca Carboni (che abbiamo potuto contattare grazie al collega e amico Danilo Piergiovanni), non ti da il tempo di gestire queste emozioni. E’ seduto al tavolo di una trattoria delle colline bolognesi e ci accoglie come se fossimo vecchi conoscenti. E’ tanto bravo, Luca, a metterti a tuo agio, quanto a scrivere canzoni. Il musicista del rock talvolta travolgente, talvolta intimista e riflessivo, il cantautore di Silvia lo sai, la star del fisico bestiale, è genuino come le tagliatelle all’ortica che ci serviranno da lì a poco. Guarda, dal tablet, il nostro sito con interesse, legge gli scopi dei nostri incontri e ci incoraggia: “Allora, forza con la prima domanda”.
Ok, giù con la prima domanda:
Come viene percepito dall’opinione pubblica il Diritto d’Autore? Perché da alcuni viene chiamato tassa? Perché non sono chiamate “tasse” i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici?
Per noi autori quello che è il Diritto d’Autore è fin troppo chiaro. Per quanto riguarda la gente comune, manca un po’ un’educazione da parte degli addetti ai lavori; il raccontare qual è il mondo dell’autore, quanta gente ci lavora e com’è facile anche perdere di vista il fatto che questa è una tutela anche della cultura di un paese. Ci sono tanti operatori, e mi riferisco soprattutto ai più giovani, che non riescono a vedere difese le loro idee. Oggi un giovane autore col fatto che la riproduzione meccanica diminuisce costantemente e il diritto che arriva dai cd venduti è ormai ridotto al minimo, non ha più la possibilità di vivere del proprio mestiere. Viene depauperato un mondo dove ormai, sei fai musica la puoi fare solo per hobby o se sei ricco. Quindi, e mi ricollego a quanto dicevo prima, manca sicuramente il racconto del mondo che gira intorno ad una canzone. Lo stesso organizzatore di concertini e piano bar, ignora cosa c’è dietro la compilazione di un programma musicale e quindi vive il Diritto d’Autore come una tassa.
Si sta parlando tanto di “equo compenso” a proposito della legge sul diritto d’Autore. Non le sembra un controsenso che per un artista o un autore sia così difficile veder riconosciuti i propri diritti?
Forse ci vorrebbe un’azione di comunicazione anche attraverso programmi molto popolari. In questo nutro molta fiducia nel presidente della Siae, Paoli, che sta conducendo una battaglia in tal senso. Confido in una sua idea di “comunicazione” che faccia capire al cittadino che nel momento in cui scarica delle opere abusivamente, impoverisce l’intero sistema. Ecco, ci vorrebbe anche una comunicazione ufficiale sul mondo del web che ha sconvolto dalle fondamenta il mondo dell’arte.
Avete mai pensato, come successo in altri paesi, ad un’azione congiunta tra vari autori, per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del Diritto d’Autore?
Questa idea cercammo di realizzarla un po’ di anni fa, negli anni ’90, sensibilizzati da Mogol, perché ci fu quel momento chiave del diritto forfettario della Fininvest. L’idea era quella di formare una sorta di sindacato, anche se poi non era esattamente un sindacato, attraverso il quale comunicare anche col nostro pubblico. In quest’associazione entrarono a far parte i Pooh, Lucio Dalla, Ligabue, Vasco Rossi. Poi perdemmo di vista in qualche modo il nostro obiettivo e tutto si dissolse nel nulla. Oggi forse è il momento buono per riprendere questo discorso, e chissà, visto che i tempi son cambiati, che questa volta le cose non vadano diversamente.
Cosa ne pensi dell’eventuale arrivo in Italia di società di autori straniere?
E’ un discorso molto complesso. Io penso solo che quello dell’autore è un mestiere e l’unica tutela che ha, è quella della Siae. Io penso anche al mondo sommerso di tanti giovani autori che sono agli inizi. Per loro l’unica fonte di reddito è quanto percepiscono dai diritti riconosciuti dalla Siae, quindi con la sua tutela la Siae garantisce la libertà. Abbiamo bisogno di lavorare sempre di più per tutelare , in un periodo molto confuso come questo, le idee e le nuove creazioni. Ribadisco la mia fiducia nel presidente della Siae Paoli, nelle sue azioni di comunicazione, volte a far capire che tutelare gli autori, vuol dire, al tempo stesso, garantire una produzione musicale e, più in generale, artistica, che è parte integrante della nostra vita.
Intervista a Giuseppe Battiston e Piero Sidoti (15/4/2016)
Battiston, nella sua eleganza, sembra materializzarsi direttamente da uno dei sui film (vanta la recitazione in più di quaranta lavori cinematografici ed in numerose fiction TV di successo, oltre a numerosi impegni teatrali). Sembra disteso , il fumo del toscano che ha appena acceso fa da cornice alle nostre parole.
Piero Sidoti , musicista e cantante, sembra uno chansonnier d’altri tempi. Ha pubblicato il suo primo disco nel 2010, dopo aver vinto il Premio Recanati ed il premio De Andre’. Lucio Dalla, gli aveva messo a disposizione la sua sala di incisione e stava per intraprendere un progetto col “poeta cantante”, poi…..
Siamo fuori dal Teatro del Mare, a Riccione, tra poco andrà in scena lo spettacolo scritto proprio da Sidoti “Gente in Attesa”. L’amico Battiston è un po’ la guest star di questo lavoro.
Iniziamo con le nostre domande. Ne viene fuori una breve intervista a “quattro mani” ricca di spunti e riflessioni importanti e non banali. Come non banali sono i due artisti che abbiamo di fronte.
Perché il diritto all’equo compenso da alcuni viene chiamato tassa? Perché non sono chiamate “tasse” i compensi di medici, ingegneri, avvocati, meccanici, idraulici?
La domanda piace molto a Sidoti che sorride e dice: Il Diritto d’Autore, credo di non dire nulla di nuovo, spesso è l’unico sostentamento dell’artista. Mi sembra superfluo affermare che io sia più che a favore. Il problema, forse, è che nell’organizzazione di un piccolo evento, il classico concertino organizzato nel baretto di provincia, ad esempio, a tutti i costi cui l’esercente deve far fronte, si aggiunge anche la “spesa” del Diritto d’Autore, che in questo calderone, viene appunto percepita come una tassa. In realtà la compilazione di un “borderò” è sempre necessaria ed indispensabile. Battiston aggiunge: E’ la mentalità della gente che deve cambiare, ma deve essere snellita anche la burocrazia che gravita intorno al Diritto d’Autore. Adesso pare cha anche a livello governativo si stia parlando di un’opera di sensibilizzazione verso la cultura in genere: stiamo a vedere.
L’attuale legge sul Diritto d’Autore, secondo Lei, garantisce un giusto riconoscimento agli Autori ed alle loro opere?
Risponde Battiston: Prima del lavoro andrebbero tutelate le persone. Ad esempio, se non c’è una forma di tutela del mestiere dell’attore e questo può essere fatto anche dal fornaio che partecipa al Grande Fratello e poi va in giro per i teatri, allora non stiamo parlando di niente. Per la musica c’è un discorso, ma credo che ci siano dei “distinguo” per quanto riguarda la letteratura. Per la musica forse la problematica è più urgente, ma per la letteratura il discorso dovrebbe essere ricondotto più sul discorso del plagio, la tutela è una conseguenza.
Il Diritto d’Autore (che in Europa ha un contorno ben definito sia dal punto di vista legale, che da quello dell’utilizzo da parte di terzi) in Italia è continuo oggetto di strumentalizzazioni, da parte di varie associazioni e raggruppamenti politici. Perché, secondo lei, non si riesce ad identificare in maniera corretta il valore e l’importanza di tale inalienabile Diritto?
Questo sembra essere un argomento particolarmente caro a Giuseppe Battiston e, dalla sua risposta, emerge prepotentemente la purezza dell’artista “vero”: Bisogna sempre fare distinzione (e questo è un terreno molto complesso) tra quella che è la difesa del Diritto d’Autore e quella che è la difesa degli introiti che il Diritto d’Autore comporta: c’è una sottile, ma profonda differenza. Siccome in Italia ci si solleva sempre quando ti toccano la poltrona o il portafoglio e un po' meno quando ti toccano il cuore, allora io preferisco restare nel merito della creazione pura. Personalmente, non mi preoccupa vedere una mia opera rappresentata da altri, quanto, e ribadisco il concetto espresso in precedenza, che questa venga plagiata. Ogni opera è un arricchimento per l’umanità. Se leggo un libro e da questo posso trarre uno spunto per farne un film, questa è una cosa bellissima: è, appunto, una ricchezza. Tuttavia se l’autore ha espresso chiaramente la sua volontà del non utilizzo del testo da parte di terzi per nessuno scopo o motivo, posso condividere o meno, ma devo rispettare chi ha la paternità dell’opera
Intervista a Gianfranco D'Angelo e Paola Quattrini (18/02/2017)
Paola Quattrini e Gianfranco D’Angelo stanno girando l’Italia con la commedia di Neil Simon, California Suite. La loro compagnia approda a Cervia e, grazie al contributo di Christian Farinelli, responsabile dell’organizzazione della stagione teatrale cervese, incontriamo i due artisti nella platea del piccolo teatro-gioiello, dove si esibiranno in serata.
Il tempo a disposizione è davvero esiguo perché i due celebri attori hanno un incontro col pubblico nel foyer del teatro, ma accettano comunque di rispondere alle nostre domande. Paola Quattrini e Gianfranco D’Angelo, oltre ad essere attori sono anche autori e possono vantare la paternità di numerose “pieces” teatrali. Partiamo quindi, subito, chiedendo un loro parere sul Diritto d’Autore.
Secondo voi la Legge sul Diritto d’Autore, riesce a tutelare pienamente gli autori e gli aventi diritto delle opere dell’ingegno?
Gianfranco D’Angelo: Direi che la legge è articolata molto bene e risponde pienamente a quelle che sono le aspettative degli autori. Vorrei però sottolineare quanto sia importante la fase del controllo da parte di voi addetti ai lavori. Il “quantum” che spetta a noi autori, soprattutto per quanto riguarda le opere teatrali è legato all’incasso delle rappresentazioni. Diventa quindi di fondamentale importanza il controllo che viene fatto quotidianamente per il giusto riconoscimento agli autori.
Paola Quattrini: Concordo pienamente con quanto ha detto Gianfranco, anche perché noi autori cerchiamo di essere vigili anche sulle ripartizioni ed è molto importante sapere che queste avvengano nel modo più corretto possibile .Il controllo da parte vostra è un modo di sentire una presenza positiva nei nostri riguardi.
Perché spesso, il Diritto d’Autore viene percepito come una tassa e non come un giusto compenso?
Gianfranco D’Angelo: Secondo me tale percezione è legata più alla mentalità degli organizzatori piuttosto che non a quella del pubblico. Una forfetizzazione dei Diritti, forse potrebbe aiutare a cogliere il Diritto d’Autore diversamente. Non so se si riuscirebbe nell’intento, ma potrebbe essere un’idea,
Paola Quattrini: L’organizzatore, si sa, cerca di risparmiare il più possibile. Vero è però che senza le nostre idee, se non ci fosse chi scrive difficilmente si riuscirebbe ad allestire uno spettacolo.
Si sta parlando dell’avvento, in Italia, delle consorelle società degli autori straniere. Qual è il vostro pensiero al riguardo?
Dipende da come viene strutturato il tutto. C’è bisogno di linearità e di semplicità. Ad esempio in Italia operava l’Imaie che, dopo varie vicissitudini è stata estinta . L’Imaie, tra le altre cose, tutelava i diritti provenienti dalle repliche radiofoniche e televisive. Personalmente sarei molto felice se ad esempio certi diritti venissero tutelati da un unico ente, come la Siae. Io e la signora Quattrini abbiamo fatto tanti film e tante sono state le repliche dei nostri lavori. Sarebbe importante se ci si preoccupasse anche di riconoscere delle royalties per questi lavori.
Paola Quattrini: Trovo che c’è burocrazia in un settore che in definitiva dovrebbe essere semplificato e temo che l’apertura ad altre società degli autori contribuisca ad aumentare la confusione. Speriamo che in questo periodo di cambiamento la Siae sappia imporsi e possa tutelare al meglio i nostri diritti, come ha fatto finora.
Intervista ad Ale e Franz (18/05/2017)
Gestire un'intervista con Ale & Franz (al secolo Alessandro Besentini e Francesco Villa) vuol dire mettersi ai comandi di un elicottero senza aver mai guidato neppure una bici. La loro verve (pari alla cordialità) è contagiosa e coinvolgente. Con un paio di battute ci mettono subito a nostro agio e, seduti sul divano, nel salottino del locale dove da lì a poco inizieranno la loro esibizione, ci fanno quasi sembrare di essere sul palco di Zelig, su quella panchina che li ha resi famosi.
Non rinunciano alla battuta, alla risata, a quella gag improvvisata che fa di loro, oltre a due attori affermati, due brave persone. Poi, discorrendo, avverti anche il loro affiatamento: completano le frasi a vicenda, si intervallano come se stessero seguendo un copione, completando a perfezione l’uno il concetto dell’altro.
In questo continuo conversare non è facile impostare le domande secondo l’ormai collaudato cliché, è come cambiare canale sul più bello, ma tra poco inizia lo spettacolo per cui , bisogna agire:
Secondo voi la Legge sul Diritto d’Autore, riesce a tutelare pienamente gli autori e gli aventi diritto delle opere dell’ingegno?
“La legge è certamente ben articolata e precisa. Soprattutto per noi, che ci muoviamo nel cosiddetto “grande diritto”, è facile anche seguire il rendiconto e le liquidazioni dei nostri compensi”, risponde Francesco , “ma credo – interviene Alessandro – che una parte importante sia il controllo che il personale ispettivo della Siae fa sul territorio” . “Sì,- riprende la parola Francesco - proprio grazie a delle segnalazioni di alcuni vostri colleghi siamo riusciti a sapere che in alcuni villaggi turistici gli animatori utilizzavano dei nostri sketch nei loro spettacoli”. “Il problema – riprende la parola Alessandro - non è il compenso dovuto, ma se sei detentore morale dei diritti di un’opera, che comunque ti è costata fatica, prove, tempo ed anche tante incazzature (sic), hai piacere quanto meno che ti chiedano il permesso” . “E comunque”, chiude Francesco, “Il Diritto d’Autore rappresenta per noi un compenso importante, il giusto riconoscimento per anni di gavetta e sacrifici”
Perché spesso, il Diritto d’Autore viene percepito come una tassa e non come un giusto compenso?
“Sinceramente credo che il pubblico oggi sia maturo per una concezione nuova del Diritto d’Autore” , risponde Alessandro, “credo però che molto debba essere fatto dalle istituzioni” “Sì”, continua Francesco “c’è tanta pirateria e troppo poca attenzione a questo problema. Andrebbe fatto un discorso universale, di educazione civica, far comprendere alle persone che se io entro in un ristorante, mangio e vado via senza pagare, commetto un reato, anche se il cibo è un bene primario e tutti hanno bisogno del pane”. “Certo” prosegue Alessandro “questo non autorizza nessuno ad appropriarsi di ciò che non è tuo”.
Si sta parlando dell’avvento, in Italia, delle consorelle società degli autori straniere. Qual è il vostro pensiero al riguardo?
“Ecco”, dice Francesco, “soprattutto nel nostro settore, ci son tanti autori che hanno deciso di farsi tutelare da società straniere”. “Sinceramente è un problema che credo ci riguardi fino ad un certo punto” è il punto di vista di Alessandro. “La concorrenza fa bene, si sa, ma a quali regole? E a quale prezzo? Quando si parla di Diritto d’Autore si parla di un bene immateriale , la mia speranza è solo che chi fa il lavoro della raccolta dei Diritti d’Autore lo faccia con coscienza e serietà, perché non sei una società qualunque e, soprattutto, non gestisci una merce qualunque”
Francesco nel frattempo dà uno sguardo all’orologio e, con garbo , fa capire ad Alessandro che il tempo, come al solito, tiranneggia, lo spettacolo inizia tra pochi minuti. Ci salutano con affetto e, prima di congedarsi ci chiedono: “Non la volete la foto?” “ Certo, come no!”
Arrivederci Alessandro, Arrivederci Francesco. Due Signori dello spettacolo. E nella vita.